Ritorniamo a parlarvi dell’autrice Margherita Cucco, stiamo leggendo molti suoi romanzi di diversi generi, infatti oggi consigliamo i gialli.
Ben due romanzi di un genere che ci piace molto, romanzi perfetti per passare dei momenti di relax e che facciano appassionare immediatamente.
Continuate a leggere questo articolo per conoscere la trama e la nostra opinione di “Tilde e il violinista” e “Consiglio di classe”.
Infine non perdetevi l’intervista all’autrice, che ad ogni articolo ci fa scoprire qualcosa in più su di lei e i suoi romanzi.

I romanzi gialli di Margherita Cucco: Tilde e il violinista

La protagonista di questa storia è la giovane Tilde Gribaudo, ragazza intelligente, colta e moderna che appartiene ad una famiglia della borghesia intellettuale.
Siamo nella Torino di fine Ottocento, lei lavora come insegnante presso l’Istituto di cultura musicale della città.
La sua vita è serena, finchè non viene sconvolta da un delitto che la tocca da vicino.
Tilde inizia così ad indagare per scoprire la verità che la polizia non riesce a scovare, insieme ad un collega violinista che viene da fuori Italia.

Conosciamo ormai bene la bravura dell’autrice nella narrazione e anche con questo romanzo non ci ha delusi.
Ottime le ambientazioni di una bellissima Torino di fine Ottocento, una storia appassionante come cos’ anche la protagonista.
Infatti Tilde è una ragazza intelligente e con il suo nuovo amico violinista crea un legame investigativo niente male.
La storia raccontata nel romanzo è interessante soprattutto dal punto di vista delle dinamiche investigative dei due.
Non possiamo svelare molto ma alla fine ci sarà un colpo di scena che abbiamo trovato geniale e che cambierà la visione di tutto il libro!
Consigliato a chi ama i gialli dove ad indagare sono persone normali ed intuitive che restano al di fuori dall’ambito della polizia.

I romanzi gialli di Margherita Cucco: Consiglio di classe

Una professoressa in pensione ritrova i vecchi registri scolastici e inizia a ricordare i vecchi tempi del liceo scientifico.
Con i suoi giovani studenti della 4ªB e i colleghi professori si scontra con un terribile delitto inaspettato nella scuola.
La fuga di due ragazzi suggerisce fin da subito un’ipotesi di colpevolezza, ma dietro quel delitto si cela un piano molto più contorto…

Leggendo questo romanzo non si può ripensare ai vari ricordi di scuola, una buona idea raccontare un racconto giallo dal punto di vista di un’insegnante.
Ma a noi è anche piaciuta la descrizione di ogni studente all’inizio della storia, così da averli ben definiti fin dalle prime pagine.
Noi lettori rimaniamo incuriositi non solo dal delitto, ma anche dalle varie storie degli studenti e i genitori di quest’ultimi.
Uno dei punti di forza di questo romanzo, come tutti quelli scritti dall’autrice Margherita Cucco, è sicuramente la scrittura scorrevole.
Con un lessico semplice e stimolante riesce a tenere compagnia, a rilassare e coinvolgere ogni lettore nelle sue storie.

Intervista all’autrice Margherita Cucco

Trovate questi due romanzi gialli (e molti altri!) dell’autrice Margherita Cucco sull’e-book store di Robin Edizioni.
Se volete conoscere altri titoli dell’autrice Margherita Cucco, noi possiamo consigliarvi Il centurione fortunato, La ragazza che voleva viaggiare e la trilogia di Avicii.
Ma ora è il momento di dare la parola all’autrice in questa intervista, la ringraziamo come sempre per la sua disponibilità.

Ciao Margherita, partiamo da “Tilde e il violinista”, è un racconto molto avvincente con un finale a sorpresa! Da dove ti è arrivata l’idea della storia?

I moventi che mi hanno spinta sono stati due.
Il primo è stato il piacere di rievocare una Torino d’altri tempi, con luoghi che amo e che ben conosco, perché la prima casa in cui ho abitato dopo la mia nascita era proprio situata in Piazza Vittorio.
In pratica, è la stessa casa di Tilde, e qui torniamo a un tema già trattato, cioè a come tantissimi miei personaggi, se non tutti, siano almeno in parte autobiografici.
Tilde per molti aspetti mi assomiglia, e parlare di lei significa anche chiedermi come avrebbe vissuto una ragazza piuttosto simile a me in quel momento storico e in quel contesto sociale.
Insomma, desideravo delineare un quadro di vita torinese di quell’epoca, e la trama poliziesca è stata in qualche modo un pretesto per costruire quel quadro.
Qui veniamo al mio secondo movente.
La mia passione per il giallo “all’inglese” e in particolare per Sherlock Holmes, di cui mi considero quasi un’esperta, perché ho letto, se non tutto, moltissimo di ciò che lo riguarda.
Non sono solo le vicende poliziesche e i meccanismi investigativi a interessarmi, ma è il personaggio in sé, per il quale, una trentina di anni fa, ebbi uno dei miei memorabili “colpi di fulmine”.
Quelli che mi portano ad appassionarmi a un personaggio e a voler sapere tutto di lui, attraverso un processo quasi di identificazione.
Il mio culto per il re degli investigatori e il mio desiderio di rappresentare un evento delittuoso nella società torinese “fin de siècle” sono confluiti insieme nell’invenzione di “Tilde e il violinista”.

Leggendo “Consiglio di classe” si scopre che sei stata un’insegnante, cosa ricordi di quegli anni e quanto hai preso dalla realtà per scrivere il romanzo?

Posso dire di aver trascorso a scuola la maggior parte della mia vita, prima come studentessa, poi, per circa un quarantennio, come insegnante.
Ovviamente in tutto questo tempo ho incontrato centinaia di ragazzi e i relativi genitori, decine di colleghi e di dirigenti scolastici.
Insomma un esercito di persone dalle più varie caratteristiche.
Inoltre ho assistito con gli anni ai progressivi mutamenti, non sempre in meglio, della scuola italiana, ai quali, come tutti gli insegnanti, mi sono dovuta adattare.
Ho comunque un bel ricordo dei miei anni di scuola.
Era il lavoro che avevo scelto e che mi è sempre piaciuto, non è stato, come succede a qualcuno, un’attività di ripiego.
Insegnare mi ha sempre appassionato, e con gli alunni ho avuto rapporti positivi e gratificanti, testimoniati dal legame che ho tuttora con alcuni di loro.
Fortunatamente, in nessuna delle scuole con cui ho avuto a che fare è mai stato commesso un delitto.
Anche in questo caso il meccanismo poliziesco è stato un utile pretesto per un altro quadro, questa volta di vita scolastica, con tutti i suoi aspetti positivi e negativi.
Naturalmente ho attinto ai miei ricordi e alla mia lunga esperienza, ma è chiaro che nessuno dei personaggi corrisponde esattamente a una persona reale.
Ho ripescato dalla mia memoria aspetti fisici o caratteriali, situazioni e battute che ricordavo, magari dai tempi in cui io stessa frequentavo il liceo.
Un aspetto molto contemporaneo consiste invece in quella caratteristica che la scuola, almeno quella superiore, ha assunto negli ultimi decenni.
Le scuole sono diventate altrettante aziende che devono conquistare clienti, ossia studenti, e per farlo ricorrono a volte a metodi che lasciano perplessi quegli insegnanti che sono legati a una concezione diversa della scuola come istituzione e dell’attività didattica.
In “Consiglio di classe”, oltre naturalmente alla vicenda poliziesca, c’è tutto questo.

Ora una domanda che ha a che fare con il nostro sito: i viaggi. Sappiamo che ami viaggiare tanto quanto noi, consigliaci tre luoghi nel mondo da visitare.

Questa è proprio una domanda difficile, perché, come dice la mia “Ragazza che voleva viaggiare”, il mondo è grande e bello (quando noi non lo guastiamo) e non importa troppo dove si va: l’importante è viaggiare!
A me viaggiare piace moltissimo, che si tratti della nostra Italia o di luoghi esotici, e fare una scelta è davvero complicato.
Troppo facile consigliare di visitare Venezia o l’Egitto, peraltro meravigliosi entrambi.
Poi contano molto gli interessi personali.
Nella mia scelta delle mete di viaggio entra spesso in gioco la mia passione per la storia, nota a chiunque mi conosca almeno un po’, e quindi tendo a privilegiare quei luoghi in cui le antiche civiltà hanno lasciato maggiori tracce di sé.
Particolarmente emozionante è recarsi a visitare luoghi non ancora troppo frequentati dal turismo di massa, dove si ha quasi il gusto della scoperta degli antichi viaggiatori, e il contatto con la popolazione locale è più genuino ed emozionante.
A questo proposito voglio citare l’Iran, un paese stupendo e ricco di tesori, e in particolare la sua zona nord, meno conosciuta e frequentata dai turisti occidentali e dove l’incontro con gli abitanti è stato un’esperienza umana indimenticabile, a dispetto degli ostacoli frapposti da politica e religione.
Lo stesso mi è accaduto in aree dell’India centrale, meno turistiche, dove alla bellezza dei monumenti si affianca la gentilezza e l’ospitalità della popolazione.
Come nella splendida Mandu, un’antica capitale ricca di magnifiche testimonianze artistiche e storiche, dove ho potuto assistere a un matrimonio indiano in un villaggio e sono anche stata invitata a partecipare…
E poi voglio citare il Perù, fantastico paese dove spero di poter tornare per esplorare anche il nord, dove si trovano i resti delle civiltà pre-incaiche.
Sarò banale, ma l’emozione regalatami da Machu Picchu, Ollantaytambo e la fortezza di Sacsayhuaman rimane nella mia memoria come un prezioso regalo che ho ricevuto e che spero di meritare.

Se anche voi volete vedere pubblicata la recensione del vostro romanzo
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