Ancora una volta parliamo molto volentieri dell’autrice Margherita Cucco, questa volta consigliando la trilogia di Avicii.
Avicci, nome d’arte di Tim Bergling, è stato realmente un noto dj e compositore musicale svedese.
L’artista ha avuto una vita artistica e personale difficile e morì suicida nel 2018.
Margherita Cucco dedica proprio a lui ben tre romanzi, di cui vi vogliamo parlare qui di seguito in questo articolo.
Seguiteci e non perdetevi dopo le nostre recensioni anche l’interessante intervista all’autrice, che ci parlerà più nello specifico di questa trilogia.

La trilogia di Avicii: Il ragazzo luminoso

Il primo romanzo della trilogia di Avicii dell’autrice Margherita Cucco è Il ragazzo luminoso.
In questo libro troviamo la storia degli ultimi anni della breve vita di Tim Bergling, raccontata da Dagmar.
Lei per un fortuito caso inizia a lavorare nel team di Avicii, anche se estranea al mondo dello spettacolo e della musica dance elettronica.
Ma sarà proprio lei a vedere da vicino il crollo dell’artista e la sua vita sempre più all’estremo.
Dagmar sarà la persona che racconta la vita di un giovane incompreso e infelice, schiacciato da un mondo che lo ha sfruttato senza capirlo.

Per chi non conoscesse l’artista Avicii, era un ragazzo svedese nato a Stoccolma nel 1989.
Divenne uno dei più famosi dj degli anni 2000, con tantissime collaborazioni , vedi nomi come i Coldplay, Robbie Williams, Lenny Kravitz.
Nel 2018 la sua morte per suicidio causata dal dissanguamento per dei tagli con i cocci di una bottiglia di vino.
Conoscendo abbastanza bene la vita dell’artista Avicii, ci ha incuriosito e commosso molto questo romanzo.
L’autrice ha voluto scrivere il suo prezioso omaggio riguardante la fragile vita di un ragazzo sensibile come tanti altri.
Riesce a farlo con una delicatezza incredibile, rivedendosi nella protagonista in molte circostanze.
Tante delle chiacchierate tra Dagmar e Avicii sono le stesse che avremmo fatto noi se avessimo avuto quel ragazzo davanti.
Non c’è stato modo di salvarlo, ma forse non voleva essere salvato.
Nessuno lo saprà mai e rimarrà l’icona di un ragazzo triste e sfruttato per i soldi che poteva far guadagnare.
Ottimo il romanzo che vi consigliamo senza ombra di dubbio.

La trilogia di Avicii: Avicii, A Study in Darkness e un’altra storia

Il secondo volume della trilogia contiene due scritti dedicati al compianto artista svedese Tim Bergling.
Il primo è una vera e propria analisi sui testi delle sue canzoni e i commenti dell’autrice che li ha attentamente analizzati.
Infatti da molti dei testi scritti da Avicii emergono i temi dominanti del suo pensiero e, si potrebbe dire, della sua poesia.
Si parla di amore, ma anche di solitudine, del padre di cui lui ha sempre avuto timore e di quel desiderio di essere un ragazzo normale.
Il secondo scritto è un racconto ambientato durante la sua fanciullezza, intitolato Una settimana di Tim.
Qui si assiste alla genesi di alcuni di quei temi e alla prima scoperta di una vocazione artistica che ci ha donato alcune fra le canzoni più belle e famose dell’ultimo decennio.

Sempre più per comprendere il mondo che girava intorno a Tim, l’autrice Margherita Cucco si è sentita in dovere di indagare.
Molto interessante la parte dell’analisi dei testi, canzoni che in molti conoscono.
Infatti il nostro consiglio è di aprire una qualsiasi piattaforma musicale (Spotify, Amazon Music ecc.), ricercare e ascoltare le canzoni che vengono analizzate.
Troverete delle risposte sulla vita dell’artista che in molti vicino a lui hanno fatto finta di non recepire.

La trilogia di Avicii: Tim, partitura a due voci

Anche questa storia parte da una vera notizia, un aneddoto della vita di Avicii che ha colpito nel segno la nostra autrice.
Neil, uno dei due narratori è un ragazzo intelligente e spregiudicato, che persegue i suoi scopi con fredda determinazione.
Lei una semplice ragazza seria e dolce, ma forse non abbastanza coraggiosa per vivere l’amore fino in fondo.
Un racconto di amore e speranza ma anche della fragilità di un giovanissimo artista, sicuramente geniale ma che non sa come vivere una vita normale.
Lui è il vero protagonista di una storia di successo e di tragedia, che non smetteremo mai di leggere.

Un finale perfetto per chiudere questa trilogia per omaggiare il grande artista Avicii.
Facciamo i nostri più sentiti complimenti a Margherita Cucco, che con la sua scrittura semplice ma mai banale ci porta in questo mondo.
E’ riuscita a far rivivere in noi il ricordo del disc jokey e compositore musicale svedese con i suoi libri belli da leggere e importanti da conoscere.
Questi tre titoli non fanno parte di una categoria specifica, non sono un genere ma uno stile di vita, una cronaca musicale di cui sentivamo il bisogno.

L’intervista all’autrice Margherita Cucco

Ringraziamo davvero di cuore per la fiducia che l’autrice Margherita Cucco ci sta dando.
Ci fa piacere ospitarla ogni volta e scambiare quattro chiacchiere sui romanzi da lei pubblicati.

Ciao Margherita e ben ritrovata! Cominciamo subito dal primo romanzo della trilogia di Avicii, “Il ragazzo luminoso”. Come ti è venuto in mente l’idea di dedicare un romanzo all’artista Tim Bergling?

Non è stata una scelta, sono stata costretta a scriverlo.
Mi spiego: un po’ come la Dagmar del romanzo, che per alcuni aspetti mi assomiglia, non ho mai avuto alcun interesse per i generi di musica ascoltati dai giovani, house, dance e tutti gli altri.
Di conseguenza non avevo mai sentito nominare Avicii, anche se del tutto inconsapevolmente avevo sentito suonare qualche pezzo della sua musica, come ho scoperto in seguito.
Ho incontrato Tim/ Avicii il giorno della sua morte, quando scorrendo le notizie del giorno su un quotidiano online ho letto due righe con la tragica notizia.
La morte di un giovane di ventotto anni è sempre un fatto triste, ma se ne leggono tanti ogni giorno.
Però, dalla fotografia che accompagnava la notizia, gli occhi di quel ragazzo sconosciuto mi guardavano e sembrava volessero dirmi qualcosa.
Forse per questo nei giorni seguenti, quando sono comparse sempre più numerose informazioni su quella persona e sulla sua storia, le ho lette avidamente e ne sono stata sempre più colpita.
Ho ascoltato la sua musica, tutta quella che riuscivo a scoprire, e l’ho trovata bellissima.
Soprattutto, ho conosciuto a poco a poco la sua storia, la storia di un ragazzo dalle doti straordinarie, ma estremamente fragile, diventato la vittima sacrificale di un sistema spietato in cui il successo e il denaro sono tutto e la persona umana conta ben poco.
La vicenda mi ha commossa e coinvolta, e mi è parso che potesse avere un valore tragicamente esemplare specialmente per i giovani.
Che spesso sognano il mondo dello spettacolo come una sorta di Paese dei Balocchi in cui è sempre festa e ignorano gli aspetti più bui di quella realtà.
Per farla breve, sono arrivata al punto, come a volte mi succede, di non riuscire più a pensare ad altro, e l’unico sbocco per questa specie di ossessione è stata la scrittura.
Tim è morto il 20 aprile del 2018, e io ho scritto il libro fra maggio e giugno.
Non conoscevo ancora molti dettagli che ho scoperto in seguito, ma già allora credo di aver colto l’essenziale di questa dolorosa storia e del suo protagonista.

Si passa poi ad “Avicii. A study in darkness e un’altra storia”, dove si possono leggere due scritti diversi tra loro. Quali sentimenti hai provato per questo artista e per la sua storia?

Studiando le composizioni di Avicii sono stata fortemente colpita non solo dalla musica, com’è naturale.
Ma anche dai testi, forse perché, essendo una “letterata”, ho più dimestichezza con le parole che con le note.
Ho letto attentamente i testi delle canzoni e vi ho riscontrato una serie di temi e di accenti che li rendono inconfondibili.
La loro lettura consentiva di penetrare più in profondità nell’anima di quel ragazzo che è stato adorato e osannato, ma poco capito.
Due sono i motivi che mi hanno spinta a scrivere quello che non è propriamente un saggio, ma un commento personale sulle sue canzoni.
Il primo è ovviamente il desiderio di mettere in risalto quelle tematiche e quelle parole-chiave attraverso le quali meglio si esprime la sua personalità.
Pensavo che potesse essere utile per tutte quelle persone, soprattutto non di lingua inglese, che si limitano abitualmente ad ascoltare la musica senza badare alle parole o senza capirle.
Il secondo motivo è più doloroso, ed è quasi una volontà di denuncia.
Se quelle parole fossero state lette, ascoltate e comprese da chi era più vicino a Tim, nella vita privata e nel lavoro, sarebbe stato possibile rendersi conto delle sue condizioni fisiche e psicologiche, e forse si sarebbe riusciti a fare qualcosa di più per lui.
Può darsi che il suo destino fosse comunque segnato, ma i testi parlano anche troppo chiaramente dei suoi stati d’animo, e nessuno se n’è preoccupato più di tanto.

Il secondo scritto è nato da una notizia, rivelatasi poi inesatta, letta su un social svedese.
Vero è, però, che Tim ha avuto problemi a livello fisico e psicologico fin dall’adolescenza, ed è questo che mi ha ispirato una specie di “ritratto dell’artista da giovane”.
In cui ho raccontato una cruciale settimana vissuta da un ragazzino particolare, con un’intelligenza precoce, alcuni lati ancora infantili, una sensibilità eccessiva e una spiccata tendenza a “pensare troppo”.
Tormentandosi e arrovellandosi con interrogativi esistenziali, che lo perseguiteranno fino alla fine.
Accanto a lui ci sono i genitori, che lo amano e desiderano il suo benessere, ma in realtà non lo capiscono.
Tra loro e il figlio c’è grande affetto e confidenza, ma anche una tragica incomunicabilità che impedisce loro di vedere come lui sia morbosamente attratto verso la morte.
Nel racconto ci sono i germi di tanta sofferenza futura, ma anche di tanta arte, c’è la prima scoperta di una vocazione che sarà il suo dono e la sua condanna.
La vicenda di questo ragazzo mi ha ispirato sentimenti di affetto, compassione, ammirazione.
E anche, si potrebbe dire, rabbia per tutti gli errori che sono stati commessi da lui, ma soprattutto da tanti altri.
E poi ho avuto l’ennesima prova di come si debba andare al di là delle apparenze, perché possiamo trovare punti di contatto anche con la persona che sembra più diversa da noi.
Apparentemente nulla in comune poteva esserci fra una come me e Tim Bergling.
E invece, conoscendolo meglio, ho scoperto di condividere con lui molti gusti e interessi, modi di essere e di pensare che me lo hanno fatto sentire quasi come un mio familiare.

Infine hai scritto “Tim, partitura a due voci”, sentendo di dover donare qualcosa a colui che nella vita reale non l’aveva potuta avere. Cosa ti ha fatto scattare la voglia di continuare la sua storia?

Anche in questo caso è stata un’informazione trovata su un social.
Riguardava una storia d’amore stroncata sul nascere dalla malvagità di alcune persone e dalla mancanza di coraggio di altre.
Non so se le cose siano andate esattamente così, ma io scrivo romanzi, non documenti biografici, e l’idea di questa storia romantica senza lieto fine mi ha commossa e indignata al tempo stesso.
Tim ha sognato per tutta la vita un amore perfetto, la fusione totale con un’anima gemella.
Non so fino a che punto sia riuscito ad averla nella realtà.
Ma almeno per una volta, e per poco tempo, aveva diritto a una storia che lo rendesse felice, una storia normale come quelle di tanti giovani innamorati.
Ho deciso di far raccontare questa vicenda da due voci che si alternano.
Una ragazza che è l’eroina della storia d’amore, ma dell’eroina non ha la stoffa, essendo troppo conformista e timorosa per vivere la passione fino in fondo.
E un uomo che potremmo classificare come il “cattivo” della situazione, e che può turbarci per la sua assoluta normalità.
Tutti inorridiamo facilmente davanti a un delinquente, un criminale di professione, ma il mio “cattivo” non è nulla di simile.
Tim non ha avuto intorno a sé un’associazione a delinquere, ma persone normali, molto simili a tutti noi.
Guidate dalla voglia di guadagnare e di fare i propri interessi, ed è proprio questa gente normalissima che lo ha accompagnato, se non spinto, verso l’autodistruzione.
Questo aspetto doveva essere sottolineato, e perciò nel finale del libro trionfa l’egoismo di entrambi i narratori.
E noi, che piangiamo sul triste destino di Avicii, al loro posto ci saremmo comportati diversamente?

Vuoi dirci qualcosa di più che non ti abbiamo ancora chiesto sulla trilogia di Avicii?

C’è una cosa che voglio dire, e che può sembrare completamente assurda: se dipendesse da me e dal mio istinto, non avrei scritto una trilogia, ma una tetralogia, o anche di più.
La storia di questo ragazzo è per me una fonte inesauribile di ispirazione, e può essere raccontata da molti punti di vista, affrontando molti temi.
Il rapporto genitori-figli, la pressione distruttiva che la società spesso esercita su chi non corrisponde ai suoi canoni ed è troppo fragile per ribellarsi.
Il contrasto fra l’arte pura e disinteressata e la commercializzazione che la trasforma in un business rozzo e senza scrupoli… e così via.
Mi piacerebbe scrivere ancora tanto su Tim Bergling, scavando sempre più dentro di lui.
Ma sono consapevole che nessun editore di buon senso pubblicherebbe più di tre libri sullo stesso argomento e lo stesso personaggio.
Non posso comunque escludere in assoluto di tornare un giorno a scrivere sul mio “ragazzo luminoso”, che ormai è entrato stabilmente a far parte della mia vita.

Trovate tutti e tre i romanzi (e molti altri!) dell’autrice Margherita Cucco sull’e-book store di Robin Edizioni.
Se volete conoscere altri titoli dell’autrice Margherita Cucco, noi possiamo consigliarvi Il centurione fortunato e La ragazza che voleva viaggiare.

Se anche voi volete vedere pubblicata la recensione del vostro romanzo
e l’intervista all’autore, affidatevi noi!
Scriveteci a saretta@iriseperiplotravel.com