Il titolo completo del romanzo che oggi vi vogliamo consigliare è Come cambia lo sguardo, gli inganni del Sessantotto.
L’autrice è Susanna Trippa, bolognese di nascita e scrittrice per passione, questo è uno dei suoi romanzi che ha pubblicato.
Il suo primo libro è I racconti di CasaLuet, invece il romanzo epico/fantasy Il viaggio di una stella è il suo ultimo pubblicato.

Di cosa parla Come cambia lo sguardo. Gli inganni del Sessantotto?

Con molta semplicità la storia di Come cambia lo sguardo è una vera e propria testimonianza dell’autrice, un libro autobiografico.
Il racconto dei sui ricordi di quegli anni, da quando era bambina negli anni Cinquanta fino ai tempi da ragazza nel periodo del Sessantotto.
Il Sessantotto che prima sconvolse e poi deluse, tra contestazioni politiche e rivolte studentesche, viste e vissute in prima persona da Susanna Trippa.
Nel mezzo praticamente i suoi primi trent’anni, tra le ingenuità di una bambina a Bologna, alle estati a Milano Marittima e a Riccione.
Infine l’approdo a Bergamo e all’età adulta, già negli anni settanta/ottanta, insomma tutta una vita di ricordi racchiusa in queste pagine.

Il romanzo di Susanna Trippa è realmente interessante, non sapevamo bene cosa aspettarci e ne siamo rimasti positivamente sorpresi.
La scrittura dell’autrice è semplice ma mai banale, ci è piaciuto molto il metodo di racconto.
Infatti i ricordi da bambina sono spensierati e innocenti, mano a mano che lei avanza con l’età anche il racconto cresce e si fa più serio.
Riesce a raccontare quegli anni anche a chi non li ha vissuti ma ne ha solamente sentito parlare, come noi.
Ma sinceramente siamo riusciti benissimo ad immergersi nella sua vita e nelle sue esperienze.
Come dice la scrittrice “ognuno di noi è unico, ma allo stesso identico a tutti”, nel senso che più o meno abbiamo passato fatti e vicende simili tra loro.
Per questo è molto semplice immedesimarsi nella ragazzina che passa la domenica al cinema, oppure che va al liceo, l’adolescenza ed i suoi cambiamenti.
Il titolo dice davvero tutto di questo romanzo, coma cambia lo sguardo è il modo perfetto di dire che crescendo cambia la maniera in cui osserviamo le cose che ci passano davanti nella vita.
Fatevi un favore, leggete questo romanzo, soprattutto per le nuove generazioni che non trattano con molto riguardo la storia italiana.

Intervista all’autrice Susanna Trippa

Se avete già letto questo romanzo come noi, sicuramente avete già conosciuto chi è Susanna Trippa, almeno nei suoi primi trent’anni.
Ma se siete ancora indecisi e volete cominciare nel conoscere meglio la scrittrice, vi aiutiamo noi con questa intervista.

Ciao Susanna, raccontaci chi sei e come nasce la tua voglia di scrivere 

Dunque, sono nata a Bologna alla fine di ottobre, il giorno 28 per la precisione, anno 1949.
I miei genitori hanno sempre detto che “Ero venuta giù con la piena” perché, prima di quel giorno, ha piovuto ininterrottamente per una buona quindicina.
E sono arrivata là a turbare l’idillio dei miei con il loro adorato Graziano, il mio fratellino di nove anni.
Anni Cinquanta: quasi un dopoguerra. Gli inverni freddi con i mucchi di neve alti ai lati delle vie, i giorni che si succedevano con l’essenziale… non certo con tutto il superfluo di adesso, che ci stordisce. Le poche cose della mia infanzia, che però contavano tanto.
A me davvero pareva di avere tanto, anche se è niente a paragone di quanto hanno ora i bambini. Ti dicevano: “Fanne conto!”. E noi ne facevamo conto. Le elementari, i giochi, l’amica del cuore, i primi libri, i primi film, la villeggiatura. Le stagioni che si succedevano.

Poi arrivarono gli anni Sessanta e il boom economico. E insieme a quello, la mia adolescenza. Tutto questo stordiva come le bollicine dello champagne, a cui non si era certo abituati. Né io né i miei genitori sapevamo come prendere tutti quei cambiamenti.
Divario generazionale unito ad un grande cambiamento d’epoca.
Più tardi e ancora di più, il Sessantotto, appena uscita dal liceo, e l’autunno caldo degli operai e il Movimento e le manifestazioni, ed eskimo e sciarpe rosse ad invadere i portici della zona universitaria.
I dubbi politici, le sofferenze d’amore. La scoperta dell’Arte, attraverso gli occhi e le parole di un insegnante meraviglioso. I viaggi… l’Oriente…

Ed infine gli anni di piombo, gli anni bui. Piazza Maggiore, a Bologna, guardata come in un cannocchiale all’incontrario, mentre abbandonavo lei e gli sfattoni a calciar lattine ossessivamente e a chiederti “C’hai cento lire?”.
A Bergamo, con il moroso di allora – compagno per tanti anni a venire – sarebbe iniziata la stagione del lavoro, addirittura due in breve tempo, e dei figli.
Insomma, era iniziata per me l’epoca della vita in cui si produce, in cui molto ci si radica nella materia, perché ci vuole anche questo.
Pare però che ognuno di noi – frammento di Spirito o dell’Uno o di Dio, o come lo volete chiamare voi – scenda quaggiù nella terra per radicarsi sì, ma per poi risalire. Quello pare sia il suo compito: radicarsi, per poi ritornare a quell’Uno.

Anche se non pare un collegamento immediatamente comprensibile, proprio per tale ragione forse è capitato che, un giorno, io mi sia sentita come sul predellino di un treno immaginario e abbia provato forte l’impulso a scendere da quel bolide che mi spingeva avanti e avanti… ma non sapevo dove.
Ecco, io avevo bisogno di ritrovarmi, non mi riconoscevo più… non riconoscevo me e la mia vita. Nonostante i figli.
Altre sofferenze miste a gioia intensa, al grande entusiasmo di sentirsi vivi, più che vivi. Vivi a tal punto… da scegliere in piena autonomia, a costo di sbagliare.

E mentre cercavo la mia strada di nuovo, arrivò la scrittura a tenermi per mano. La scrittura che già era dentro di me, ma non ne conoscevo la potenza. La scrittura, che fa parte di quel ventaglio variegato di sfaccettature scintillanti dal nome creatività. E la creatività è un portale, come altri, che ti fa salire e accedere a qualcosa di più alto.

In quel periodo è nato il primo nucleo di quello che sarebbe divenuto I racconti di CasaLuet, cioè la raccolta finale Conchiglie, Cozze e Vongole.
E CasaLuet, in copertina, è la casetta di legno col tetto a punta, in precario equilibrio su un cocuzzolo, dove da allora vivo. Le stagioni scorrono in mezzo alla natura, qui in Valcavallina, tra animali che nascono, vivono e muoiono. Bellissime incantate mattine e pomeriggi quieti sono trascorsi, da allora, a scrivere o a rastrellare scoprendo l’erba nuova tra le foglie secche. Mica solo gioia, anche dolore o tristezza o amarezza, perché questa è la vita e va accettata così.

Il mio secondo libro pubblicato è stato Il viaggio di una stella, uno strano romanzo epico/fantasy, con una forte documentazione storica, ambientato presso gli antichi inca; probabilmente espressione di una mia antica memoria.

come cambia lo sguardo

Da dove nasce l’idea di questo romanzoCome cambia lo sguardo. Gli inganni del Sessantotto?

Come cambia lo sguardo è nato scandagliando dentro di me, lasciando con calma che i cassettini dei ricordi si aprissero e rilasciassero sulla sabbia i loro fumi del passato come fa la risacca.
Ognuno di noi lo può fare… All’inizio pare di non ricordare, e invece la memoria fa riemergere episodi, sensazioni, persone che parevano del tutto dimenticati. Ricordare – dal latino Re-cor-da-re che significa “riportare al cuore” – perché, come scrisse Rudolf Steiner, “Dietro i ricordi sta il nostro Sé”.
I miei si sono presentati, li ho trascritti in modo spontaneo, quasi in una sorta di scrittura “automatica”. Già lì mi accorsi che, in quel percorso di formazione – da bambina a donna, e soprattutto attraversando fasi storiche tanto diverse – lo sguardo cambiava, e tanto!
Poi, una scrittura nascosta tra le righe mi ha chiamato con forza a verificare che lo sguardo era di nuovo cambiato: a quel punto sono nate le Riflessioni iniziali, in cui ho cercato di evidenziare i collegamenti – innegabili direi – tra quel passato, il Sessantotto in particolare, e il momento presente.

Ragazza nella rossa Bologna, in quegli anni era quasi fisiologico essere affascinati dall’area del Movimento, farne parte: anche se costantemente da “cane sciolto”, come me.
Rincorrevo un ideale di giustizia, e il Sol dell’Avvenir mi pareva incarnarlo. Molto guidava l’emozionalità.
Il Sessantotto allora, anche se nato dalla contestazione globale e all’inizio quindi non politico, aveva poi finito per identificarsi con la Sinistra.
Per me – e sicuramente non solo per me – significava anche rompere con tanti schemi vecchi che non convincevano più, fare conquiste personali, anche nel privato.
A rivedere ora quei tempi… ha voluto dire anche illudersi di essere quasi onnipotenti, di non avere limiti… ha portato al disequilibrio, perché poi ti scontravi con la realtà, e i conti non tornavano. Io ne ero attratta e, allo stesso tempo, il mio sempiterno spirito critico mi faceva sorgere l’ennesimo dubbio.
Calandosi poi in ambito strettamente politico, che belle le manifestazioni!
Ma poi sentivo urlare “A piazzale Loreto c’è ancora posto!”, e non mi ci ritrovavo.
E i compagni del servizio d’ordine mi parevano giocare alla guerra, come i bambini maschi che, nel cortile quando si era piccoli, con la cerbottana infilzavano lucertole.
Infine, credo di non essere cambiata poi tanto, nel senso che inseguo sempre ideali di giustizia.

Il Sessantotto, insieme al padre, volle uccidere anche Dio – il Sacro – e il disequilibrio è grande ora senza più un vero faro a guidarci in questo mondo globalizzato, senza più distinzioni tra Bene e Male, per fuggire trappole e grandi inganni.
Considero il mio romanzo una testimonianza, che si unisce alle voci di quanti oggi vogliono riappropriarsi delle proprie vite contro i poteri forti che veicolano il pensiero unico.
Nella parte propriamente autobiografica, leggendo tra le righe degli accadimenti quotidiani, si può riflettere su come si abbia avuto troppa fretta di eliminare quanto era stato fatto negli anni Cinquanta e Sessanta in Italia, dalla ricostruzione in poi.

Hai già qualche idea per la tua prossima pubblicazione?  Puoi svelarci qualcosa?

Nel cassetto, già pronti – solo da pubblicare – sono due manoscritti.
Il primo è la continuazione autobiografica di Come cambia lo sguardo, dal titolo Gli animali guidano i nostri cuori.
Ne esce il ritratto di una donna che appare e scompare tra le righe del testo per dar spazio al suo rapporto intenso con animali come gatti, cavalli, cani e perfino asini, descritti con attenzione.
Sono gli animali i veri protagonisti e ci mostrano la loro esistenza istintiva e piena di entusiasmo, gioia, allegria e il loro placido vivere in un eterno presente.
Si traggono tanti insegnamenti nell’osservarli; e così racconto anche del mutuo scambio di vita tra uomini e animali dove nel Tutto ogni elemento è connesso con l’altro e dove c’è un posto per tutti in un’unità spirituale e materiale, che diventa magica.

Il secondo è un romanzo epistolare, Una storia che consola, scritto nei mesi del primo lockdown (marzo 2020).
Quando scoppia la pandemia in Italia, e in particolare in Lombardia, come tutti mi sono trovata ad affrontare i timori e le angosce del periodo.
La vicinanza dei miei animali e i fiori della primavera mi consolavano, ma non bastavano a vincere il terribile ripetuto suono delle ambulanze e il tam tam di notizie e immagini.
Ad arrivare in mio aiuto fu un pacchetto di lettere, biglietti, cartoline e vecchie foto, da tanti anni conservato sul fondo di uno scatolone zeppo di ricordi.
Da quel momento m’immersi nell’attenta rilettura di quel dialogo epistolare avvenuto tra i miei genitori durante il lungo fidanzamento negli anni Trenta.
Dal 1934 al 1940 – in piena epoca fascista – due giovani si conoscono, s’innamorano, immaginano e costruiscono il loro futuro.
Sullo sfondo stanno gli avvenimenti, divenuti storia, che porteranno allo scoppio della seconda guerra mondiale, poco dopo il loro matrimonio nel marzo 1940.
Confido che Una storia che consola possa confortare anche i lettori perché, nel variegato scenario del mondo in cui si fronteggiano il Bene e il Male, sempre ci ispireranno quelle schiere di uomini e donne di “buona volontà” che lo fanno avanzare.

Come cambia lo sguardo. Gli inganni del Sessantotto è edito da Curcio Editore per la Collana New Minds.

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