Oggi diamo il benvenuto a Paola Bertoni di Pasta Pizza Scones travel blog, che ci racconta del libro “Io sono Malala”.
Questo è un articolo che già aveva pubblicato sul suo blog, ma ha preferito “donarlo” a noi, che abbiamo una rubrica dedicata.
Ci fa davvero piacere ospitarla, lasciamo subito la parola a lei!

Perché è un brutto libro e perché leggerlo lo stesso

Il Pakistan non è proprio nella mia top ten delle mete da sogno, ma il fatto che sia una destinazione difficile e poco battuta mi affascina.
Il libro più famoso che parla della situazione pakistana è Io sono Malala, l’autobiografia di Malala Yousafzai, attivista dei diritti femminili e premio Nobel.
Nonostante il suo successo, il libro però è davvero noioso e in questo articolo puoi leggere cosa non mi è piaciuto e perché provare comunque a leggerlo.

Chi è Malala Yousafzai

Io sono Malala racconta la storia autobiografica di Malala Yousafzai, una ragazzina pakistana famosa per aver subito un attacco pakistano.
Il suo tentato omicidio in così giovane età per il ruolo di attivista per l’istruzione femminile aveva scosso l’opinione pubblica.
Portando l’attenzione mondiale sulla situazione degli estremisti in Pakistan.
La sua storia inizia a 11 anni, con un blog scritto per BBC Urdu sotto nome falso in cui parla dell’istruzione dei bambini in Pakistan. In seguito inizia a parlare in pubblico alla radio e alla televisione, rivolgendosi a giornalisti e politici per denunciare l’oppressione talebana nello Swat, la regione del Pakistan in cui vive.

Malala è un’anomalia in un paese musulmano e maschilista in cui i talebani vorrebbero le donne rinchiuse in casa a cucinare e sfornare figli.
Per cui gli estremisti religiosi decidono di eliminarla in modo brutale, sparandole in faccia mentre torna a casa da scuola.
Malala però si salva e diventa famosa in tutto il mondo, va a vivere nel Regno Unito con la famiglia, diventa famosa, vince il premio Nobel per la pace.
E tra tutte le cose belle che ha fatto (purtroppo) scrive anche questo libro di cui potevamo farne a meno.

La vera Malala è quella descritta nel libro?

Dopo aver letto la commovente storia di Malala ed esserci indignati per come i talebani abbiano attaccato così brutalmente una ragazzina per le sue opinioni, torniamo al libro.
Sicuramente Malala ha iniziato ad essere un’attivista per l’istruzione in giovane età. Ma quello che viene taciuto è che proviene da una famiglia già sensibile all’argomento.

In un ambiente in cui povertà e analfabetismo hanno percentuali altissime e la nascita di una figlia non merita neanche festeggiamenti, Malala è nata in una famiglia pakistana incredibilmente progressisita che ha sempre incentivato i figli a studiare, femmina compresa. Il padre Ziauddin Yousafzai lavorava nell’ambiente dell’istruzione perché aveva fondato una scuola privata ed era portavoce di varie associazioni dello Swat.

Sono abbastanza sicura che a 11 anni, quanto Malala ha iniziato il suo percorso di attivista, voleva salvare il mondo come tutti i bambini. Ma una grande influenza l’abbia avuta la sua famiglia.
Per quanto intelligente, senza le idee progressiste e i contatti della sua famiglia, Malala non sarebbe neanche riuscita a fare un anno di scuola nel Pakistan che descrive.

Perché Io sono Malala è un brutto libro

Ho letto la traduzione italiana di Io sono Malala, quindi la versione originale inglese potrebbe essere migliore come capita a volte nei libri tradotti. Tuttavia ho seri dubbi perché ciò che non mi è piaciuto del libro non era la scelta delle parole quanto il modo di raccontare.
Tutte le recensioni di Io sono Malala sono ottime, sull’onda emotiva suscitata dalla ragazzina aggredita dai talebani. Ma nessuna si sofferma sul modo in cui è stato scritto il libro, davvero lungo e noioso.
Per finirlo ho impiegato più tempo del solito, facendo molta fatica.
La storia di Malala è eccezionale e commovente nonostante abbia avuto molte più possibilità rispetto ai suoi coetanei pakistani, ma il libro è un incredibilmente autoreferenziale.
Troppe pagine raccontano della sua fissa di vincere la coppa di prima della classe e delle periodiche liti con la migliore amica Moniba, troppe pagine la descrivono talmente buona da suonare falsa, troppe pagine rimarcano continuamente il suo estremo altruismo.

Malala si descrive come:

“Ero una brava ragazza che nel suo cuore aveva solo il desiderio di aiutare gli altri. A interessarmi non erano premi o soldi. Ho sempre chiesto a Dio: Ti prego, voglio aiutare gli altri, aiutami a farlo!

La mia impressione è che la ripetizione costante di essere una buona musulmana e credere fermamente nella protezione di dio non corrisponda effettivamente a un reale tratto della sua personalità, perché viene ribadito così tanto da suonare falso. Sembra più un voler dipingere Malala come una ragazzina modello, un esempio da seguire.
Nonostante in un Paese musulmano ci sia una libertà molto limitata, mi pare davvero strano che l’unico sbaglio di Malala in diciassette anni di vita sia stato rubare dei giocattoli ad un’amica, ovviamente restituiti con tanto di pentimento.
La storia di Malala, così come viene raccontata nel libro, a mio parere è estremamente finta e troppo romanzata.

Perché leggere lo stesso la sua storia

Il motivo per cui vale comunque la pena leggere Io sono Malala è scoprire la storia del Pakistan e della regione Swat, praticamente sconosciuti a noi europei. Il pregio principale di questo libro è spiegarci in parole chiare come è stato diffuso il credo dei talebani in Pakistan dal confinante Afganistan: forte presenza sul territorio durante i periodi difficili durante la latitanza del governo e un certo tipo di eloquenza che fa molta presa sulle classi sociali più povere e ignoranti.

I talebani vogliono rendere le donne dipendenti dagli uomini in tutto e per tutto, e Malala rende chiaro come l’analfabetismo venga quasi incentivato dalla chiusura delle scuole moderne e dalla contemporanea diffusione delle madrase, le scuole coraniche da cui escono i nuovi talebani.
Il messaggio sull’istruzione che Malala cerca di trasmetterci in tutte le sue pagine è:
“Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo.”
Un pensiero valido e condivisibile nonostante il libro nel complesso non sia particolarmente interessante.

Cosa fa Malala oggi

L’attentato dei talebani ha cambiato la vita di Malala, ma a distanza di anni sembra abbia portato solo cose positive.
Malala si è trasferita a Birmingham con la sua famiglia, ha vinto il premio Nobel per la pace e altri premi internazionali per il suo impegno civile, ha fondato con il padre Ziauddin il Malala Fund, un’associazione per il diritto allo studio delle bambine, è diventata messenger of peace per le Nazioni Unite, si è laureata all’Università di Oxford e si è sposata con il General Manager del Pakistan Cricket Board.

Scrivi nei commenti se hai letto il libro Io sono Malala e cosa ne pensi.

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