La pandemia prima, la guerra poi, hanno modificato gli scenari della geopolitica mondiale.
E di conseguenza hanno cambiato, con un impatto più o meno disastroso a tutte le latitudini, le abitudini di miliardi di persone.
La realtà da qui è cambiata e dal fisico si è passato al remoto, dal reale al digitale.
Sono nati anche nuovi termini, su tutti quello di phygital, ad indicare la fusione tra due segmenti – quello online e quello reale – che oggi camminano praticamente di pari passo.
Ed è nato anche il termine di nomade digitale, che suona brutto e fa pensare chissà a quali prospettive. Ma che in realtà nasconde dietro di sé una realtà ben diversa e più complessa.

Un mondo di nomadi digitali (e felici)

Sono, secondo le ultime stime di BluePillow, 35 milioni circa in tutto il mondo quelli che rispondono all’etichetta di nomade digitale.
Una parola che non ha nulla di offensivo o discriminante, poiché indica tutti quegli individui che lavorano da remoto, a distanza, collegati in rete.
Quelli che cioè compongono la galassia multiforme dello smart-working, così bistrattato eppure così utile in ottica di ottimizzazione dei tempi, miglioramento dei processi e risparmio di risorse.
Per i nomadi, ovviamente ma anche per le aziende che concedono loro una chance.
Un folto gruppo di persone aumentato a dismisura all’indomani dello scoppio della pandemia, che ha ridisegnato le carte in tavola e stravolto gli equilibri di un mondo.
Almeno quello Occidentale, che camminava in una direzione piuttosto precisa (e vecchia).
È possibile tracciare un identikit ancora più preciso.
Nomadi digitali sono soprattutto i Millennials, quelli nati tra il 1981 ed il 1996, in Italia soprattutto di sesso femminile, sposate e abituate alla vita in viaggio.
I nomadi digitali si suddividono poi a loro volta in base agli studi: tra questi si annoverano imprenditori, influencer, lavoratori dipendenti che sono impegnati in settori come quello dell’educazione, dell’IT, della consulenza, dell’e-commerce.

Un settore per nomadi digitali

Ad accompagnare i nomadi digitali nella loro esplosione, ovviamente, il mondo dell’online.
Che ha aperto porte, portoni e finestre dando la possibilità di impiegarsi anche a quanti, certamente non pochi, non trovavano il cosiddetto lavoro dei “sogni”. E quindi quali settori oggi ricercano figure online?
Il settore italiano del gaming è tra i più dinamici nella ricerca di nuove figure professionali. Sembrerà strano ma questo settore impiega oggi non solo smanettoni o nerd ma anche laureati in lettere e quindi avvezzi alla scrittura, oppure appassionati di musica e di design. 
Anche qui è possibile tracciare un identikit: un lavoratore under 30 purché specializzato.
Non solo cervelloni, ma anche esperti di numeri e di ingegneria, artisti, scriptwriter, esperti di grafica, esperti di animazione 3D ed esperti di marketing. Ce n’è per tutti.