Oggi consigliamo una raccolta di appunti di viaggio dell’autore Emiliano Fossati, intitolata Un funzionario europeo in Asia e America Latina.
Una lettura interessante, che ci aiuta a conoscere le missioni organizzate dalla Commissione Europea da chi le ha vissute per lavoro.
Continuate a seguirci qui di seguito in questo articolo per conoscere meglio di cosa parla questo libro e non perdetevi l’intervista all’autore.
Di cosa parla Un funzionario europeo in Asia e America Latina – Appunti di viaggio in un mondo che cambia-
L’autore Emiliano Fossati, funzionario della Commissione europea e responsabile della cooperazione con i paesi in via di sviluppo descrive paesaggi, incontri con personalità e gente comune, nei paesi visitati.
Il libro fa anche capire come funzionano le Istituzioni Europee, dove la Commissione propone ed esegue, ma la musica è dettata dagli Stati Membri.
Non si tratta di un classico libro di viaggi, ma piuttosto di un diario che mostra le relazioni dell’Europa con alcuni paesi dell’Asia e dell’America Latina al momento dei grandi cambiamenti generati dalla globalizzazione.
Sono appunti di viaggio degli anni che vanno dal 1978 agli anni 2000.
Una lettura questa dell’autore Emiliano Fossati davvero curiosa e interessante, sicuramente diversa da tutto quello che abbiamo letto fino ad ora.
Davvero molti i luoghi che ha visitato, partendo dal Vietnam, passando da Perù e Bolivia, arrivando al nostro amato Giappone.
Stimolante leggere le note di viaggio e le riflessioni durante il lavoro di funzionario e quello che ne concerne.
Durante la lettura si possono anche ammirare delle foto di vita locale, come quella in Bangladesh che ci ha stupito dove veniva preparato l’asfalto per costruire una strada.
Ma anche delle interessanti cartine che delimitano gli stati che vengono trattati nei vari capitoli, per avere una visione più chiara di quello che si sta leggendo.
lettura curiosa e per alcuni versi anche sorprendente, l’autore ci ha portato nel suo mondo raccontando la sua vita in viaggio per il mondo asiatico e dell’America Latina.
Intervista all’autore Emiliano Fossati
Ringraziamo l’autore Emiliano Fossati per il tempo speso per rispondere alle nostre domande.
Ciao Emiliano, innanzitutto raccontaci chi sei e come nasce la tua voglia di scrivere
Quando ero giovane credevo in un futuro sempre più radioso per l’Europa e per il mondo.
Ho studiato economia all’università di Genova e sono diventato un funzionario della Commissione Europea a Bruxelles, dove ho fatto carriera lavorando sempre nel settore della cooperazione con i paesi in via di sviluppo, prima con quelli africani e poi con quelli dell’America Latina e dell’Asia.
In pensione, ho cercato di continuare a seguire i problemi di quei paesi, che stanno cambiando a una velocità vertiginosa. Mi interesso anche di Storia e delle relazioni fra gli Stati.
Nel tempo libero mi dedico alla pittura e alla scultura in ceramica.
Ho sempre pensato che fosse necessario esser informati di quello che succede intorno a noi.
Per questo fin da giovane ho sempre letto molto. La spinta a scrivere invece mi è venuta relativamente tardi per lasciare una traccia e per tramandare ai giovani le mie esperienze e le mie riflessioni.
Come ti è venuta l’idea di mettere insieme i tuoi appunti di viaggio creando questo libro, Un funzionario europeo in Asia e America Latina?
L’idea del libro “Un funzionario europeo in Asia e America Latina” mi è venuta quando ho ritrovato gli appunti personali presi in un certo numero di viaggi ufficiali, fatti quando mi occupavo della Cooperazione con i paesi emergenti per incontrare i rappresentanti dei paesi e visitare i progetti finanziati.
Ho pensato che valeva la pena di trascriverli per mostrare come lavora la Commissione europea e capire il mondo in cui viviamo.
Questi viaggi, fatti a distanza di diversi anni, mostrano come il mondo cambia velocemente.
La seconda volta che mi sono recato in Vietnam, ad esempio, ho potuto constatare come il paese provato dalla lunga guerra non fosse più lo stesso.
Adesso, un ventennio dopo, ha praticamente raggiunto le tigri asiatiche.
Credo che pochi sappiano realmente come funziona l’Unione Europea, anche perché generalmente i media poco se ne occupano.
Nel mio libro il meccanismo decisionale comunitario appare fra le righe: la Commissione propone ed esegue, ma sempre sotto uno stretto controllo dei governi nazionali dei Paesi Membri.
Dopo aver letto questo libro siamo curiosi, parlaci degli altri titoli che hai pubblicato
Oltre a diversi articoli su temi europei e internazionali, ho pubblicato una autobiografia “Memorie di un eurocrate disilluso” e una raccolta dei miei lavori artistici dal titolo “Statue e quadri”.
Hai già in mente una nuova pubblicazione?
Attualmente sto lavorando a una breve pubblicazione sulla storia dell’Africa Subsahariana, che spiega come le popolazioni che la abitavano non erano selvagge, ma avevano sviluppato nel passato culture e Stati assai avanzati, malgrado la difficoltà del loro continente, chiuso a nord dal deserto del Sahara e ai due lati da oceani, sui quali la navigazione a vela era molto difficile.
Il libro Un funzionario europeo in Asia e America Latina di Emiliano Fossati è stato pubblicato su Youcanprint per la sezione Viaggi.
Per altri consigli di lettura potete consultare la nostra sezione Libri e Viaggi!
Se anche voi vorreste vedere pubblicata la recensione del vostro romanzo e l’intervista all’autore, affidatevi noi!
Scriveteci a saretta@iriseperiplotravel.com
23 Luglio 2022 alle 12:18
Prima dovrei leggere il libro, ma sono già curiosa di sapere cosa ne pensa l’autore dell’attività attuale, cioè degli ultimi 20 anni, dell’Unione Europea.
Mah, secondo me la rotta è cambiata.
8 Dicembre 2022 alle 16:42
Rispondo in ritardo alla domanda che è molto interessante.
Dal 2002 l’Europa è cambiata. Purtroppo non in meglio, cioè nel senso di una maggiore integrazione, indispensabile nel mondo globalizzato in cui viviamo, nel quale non solo la risposta ai nostri problemi, ma anche la nostra identità, richiedono un’organizzazione statale più grande di quelle nazionali.
Il maggior cambiamento è stato il passaggio da 15 stati Membri a ben 28, per le adesioni dal 2004 di ben 13 paesi, tutti europei, ma non ancora maturi per una vera integrazione.
A favore di questi prematuri allargamenti ha giocato, penso, un ruolo importante la Gran Bretagna, che pur avendo aderito alla Comunità Europea fin dal 1979, ha sempre cercato di renderla il più lasca possibile. Come noto, questo paese (che si crede diverso) è uscito dall’Unione nel 2016, creando problemi solo a sé stesso.
Dal Trattato istitutivo si sono fatti ben tre nuovi Trattati sull’Unione, ampliandone il campo delle competenze e dando apparentemente più poteri al Parlamento Europeo, ma di fatto poco si è aggiunto nel senso indispensabile della solidarietà. Il vero potere è rimasto al Consiglio dei Ministri (composto da ministri degli Stati Membri), che decide le questioni importanti solo all’unanimità.
Certo è che non sembra che i cittadini dei Paesi Membri (non solo il nostro) conoscano come funziona l’Unione e ancor meno si interessino a migliorarla, aiutati da una stampa che segue solo la politica nazionale. Ad esempio nulla è trapelato della Conferenza sull’Avvenire dell’Europa, conclusasi a maggio 2022, cui erano invitati a esprimersi tutti i cittadini tramite un portale ad hoc.
La pandemia del Covid ha mostrato per la prima volta un vero slancio di solidarietà europea con l’adozione delle diverse misure urgenti proposte dalla Commissione e col finanziamento a carico dell’Unione del Piano di Ripresa e Resilienza.
La successiva guerra in Ucraina ha purtroppo dimostrato invece come l’Europa sia incapace di riflettere ed agire unita. Non si tratta di rinnegare il Patto Atlantico (cosa non possibile), ma di definire anche nel suo seno, una posizione che tenga conto dei suoi propri interessi. Come ha scritto un giornalista, le sanzioni sono state un colpo di pistola nel piede dell’Europa. Per salvare il popolo ucraino occorre invece lavorare per arrivare al più presto quanto meno ad un armistizio.
Ciò detto l’Unione che abbiamo è meglio di niente
Un primo passo, come raccomandato dalla Conferenza, sarebbe quello di abolire la regola dell’unanimità a Consiglio, cosa non facile.
25 Luglio 2022 alle 18:56
Un libro che insegna molte cose interessanti che non vengono mai spiegati sui giornali e tv. grazie della segnalazione
26 Luglio 2022 alle 05:45
Mi piace come è stato concepito il libro, mi invoglia a leggerlo chissà cosa pensa l’autore dell’Europa com’è ora.
10 Dicembre 2022 alle 18:14
Anche se con ritardo, ecco cosa penso dello stato della nostra Europa.
L’integrazione europea è sempre più necessaria, dato che nel mondo globalizzato in cui viviamo la nostra identità e un futuro migliore non si possono più trovare al livello nazionale, ma solo a quello del nostro continente.
L’Unione Europea si è costituita lentamente e col Trattato di Maastricht nel 1992 si è data l’obiettivo di diventare una vera federazione: “una unione sempre più stretta”, come era già stato proposto alla fine della guerra nel Manifesto di Ventotene.
In realtà è mancata la volontà degli Stati Membri di rinunciare alla loro sovranità e i successivi Trattati (ben altri tre incluso l’ultimo di Lisbona nel 2007), pur ampliando il campo delle competenze e apparentemente rafforzando i poteri del Parlamento Europeo, non hanno prodotto molto. Il Consiglio dei Ministri (che è composto dai ministri dei governi nazionali) resta l’autorità suprema e per tutte le innovazioni è necessaria l’unanimità
La necessaria evoluzione verso una federazione è invece stata resa più difficile, vedi impossibile, dalla politica di allargamento a nuovi Stati, che pur europei, erano troppo diversi in termini economici e politici. Il primo gruppo di adesioni nel 2004 ha interessato otto paesi dell’ex blocco sovietico più Malta e Cipro, certo bisognosi di sostegno, ma non maturi per una vera integrazione. Si sono poi aggiunti nel 2007 due paesi poverissimi, la Bulgaria e la Romania e infine nel 2013 la Croazia arrivando così a un totale di 28 membri.
A favore di questo prematuro allargamento ha giocato, penso, un ruolo importante la Gran Bretagna, che pur avendo aderito alla Comunità Europea fin dal 1979, ha sempre cercato di renderla il più lasca possibile. Come noto, questo paese (che si crede diverso) è uscito dall’Unione nel 2016, creando problemi solo a sé stesso.
La pandemia del Covid ha mostrato per la prima volta un vero slancio di solidarietà europea con l’adozione delle diverse misure urgenti proposte dalla Commissione e col successivo finanziamento a carico dell’Unione del Piano di resilienza e ricostruzione.
La successiva guerra in Ucraina ha purtroppo dimostrato come l’Europa sia incapace di riflettere ed agire unita. Non si tratta di rinnegare il Patto Atlantico (cosa non possibile), ma di definire anche nel suo seno, una posizione che tenga conto dei suoi propri interessi. Come ha scritto un giornalista, le sanzioni europee sono state un colpo di pistola nel proprio piede. Per salvare il popolo ucraino occorre invece lavorare per arrivare al più presto quanto meno ad un armistizio.
Ciò detto, l’Unione Europea, anche se insufficiente, resta una cosa positiva e necessaria. Bisogna però cercare di progredire.
La prima cosa da fare, come raccomandato anche dalla Conferenza sull’Avvenire dell’Europa, (conclusasi a maggio di questo anno e che la stampa ha ignorato), sarebbe quella di eliminare il voto all’unanimità nelle decisioni del Consiglio.
In mancanza di ciò si dovrebbe cercare di approfondire l’unione tra un numero limitato di stati volenterosi, cosa non facile, ma possibile secondo i Trattati in vigore.