Ospitiamo con grande piacere l’autore Emiliano Fossati che oggi ci racconta la storia di Camogli, il bel borgo ligure. 
Lasciamo la parola a lui in questo guest post e raccontateci anche voi nei commenti la vostra esperienza a Camogli. 

Camogli 

Il nome di Camogli deriva da Camulio o Camuli, di origine italica.  
La cittadina è situata sul mare al centro della conca chiusa tra i torrentelli Rio Gentile a levante e Miglioro a ponente (sotto S. Anna).
Adesso l‘abitato è disteso lungo la baia e risale sulle alture. Inizialmente però era concentrato sulla piccola isola a poca distanza dalla costa e poi, lo spazio essendo insufficiente, esteso di fronte con la creazione di un borgo. 

La storia di Camogli 

Uno dei primi insediamenti umani nella riviera di levante fu proprio a Camogli, sul Castellaro, cioè sull’altura a sinistra del rio Gentile, almeno dall’età del bronzo. 
I liguri non essendo tradizionalmente interessati al mare, è probabile invece che un primo villaggio fu creato solo in epoca romana.  
L’abitato doveva esser modesto, sia sull’Isola sia di fronte, dove c’è ancora il vecchio borgo, detto Priaro.  
Tuttavia, verso il 100 d.C. la costruzione della via Aemilia Scauri lungo la riviera tagliò fuori Camogli dal transito terrestre lungo la Riviera.  
La popolazione era addetta alla pesca e al cabotaggio e sviluppò anche l’agricoltura nella conca sovrastante, sulle create grazie alla costruzione di strette terrazze sostenute da muri a secco.  

Il vescovo e le reliquie di San Fruttuoso 

Con l’arrivo dei Longobardi in Padania, il vescovo di Milano si rifugiò a Genova e ottenne anche la giurisdizione su Camogli (con Recco e Rapallo).  
Una prima chiesa sull’Isola fu costruita a quei tempi. 
Il vescovo che riportò la sede della diocesi a Milano nel 644 fu S. Giovanni Bono, nato in “villa Camuli, valle Rechi”.  
Questa frase di un antico documento è alla base della disputa tra Camogli e Recco che entrambe rivendicano la paternità del santo.  

camogli

San Prospero, vescovo di Tarragona, fuggito all’invasione araba, vi giunse nel 711 con le reliquie di San Fruttuoso.  
Visse in una grotta e morì salendo verso Ruta, forse per andare a Roma in pellegrinaggio.  
Le reliquie di San Fruttuoso furono invece portate nella piccola insenatura sul promontorio di Portofino a levante di Camogli, dove sorge l’omonima abbazia, la quale per più di un secolo ebbe il controllo su di un ampio territorio grazie a donazioni imperiali. 

Dal Medio Evo in poi 

Nel Medio Evo Camogli faceva inizialmente parte dei territori controllati dai vescovi milanesi, poi dopo il 1000, Genova, che aveva ottenuto dal Barbarossa le riviere da Monaco a Portovenere, cercò di controllarla e alla fine la gestì nel quadro di una più grande podesteria.  
I Fieschi, conti di Lavagna, possedettero terre e palazzi a Camogli e le loro relazioni con Genova furono difficili e diedero anche luogo a operazioni militari.  
Pure con la popolazione di Camogli ci furono problemi e i genovesi per ben due volte decisero la distruzione del castello locale. 

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A partire dal 400, le due zone su cui sorgeva l’abitato, l’Isola e Priaro, furono unite e si formò una spiaggia su cui erano tirate a secco le barche.  
Si creò a levante il Carruggio Dritto, una strada con case sui due lati (adesso via Garibaldi, dove però le case lato mare sono state abbattute nel 1914). 
Dal 500 Camogli restò fedele a Genova e iniziarono i lavori per costruire il porto.  
Tuttavia, un primo molo, corrispondente alla parte iniziale di quello attuale, fu costruito solo nel 600, finanziato dai camoglini coi proventi della tonnara ancora esistente lungo il promontorio di Portofino, che avevano affittato per cinque anni. 
L’attività di pesca era importante e si svilupparono anche le attività connesse, quali mastri d’ascia, calafati e tessitori di reti (da documenti risulta che questi specialisti sarebbero stati più di cento). 
Il castello attuale sull’Isola è essenzialmente quello ricostruito nel 1560, dopo le scorrerie di Dragut.  

Lo sviluppo economico di Camogli

Il grande sviluppo economico e armatoriale cominciò nel 1780 quando grandi sciami di pesci zeri arrivarono davanti a Camogli.  
(Gli zeri sono dei pesci color rosato che si muovono in grandi sciami.) 
I pescatori si organizzarono in una cooperativa assai ben strutturata per catturarli e friggerli. Questi pesci, messi poi in salamoia e in barili, erano esportati in Toscana e fino in Sicilia. 
Tuttavia, nel 1810 gli zeri sparirono dal mare di Camogli. Furono ritrovati in grande quantità da un camoglino vicino all’isola di Gorgona, davanti a Livorno.  
I pescatori si organizzarono e, già dall’inizio, ben 150 barche partirono alla volta dell’isola.  
I pesci pescati erano salati e venduti a Livorno.  

camogli

La spedizione si faceva all’inizio di maggio e il ritorno dopo tre mesi.  
La divisione del ricavato si faceva tornando: un sesto per la chiesa di Camogli e il resto diviso tra i pescatori e l’armatore.  
I grandi guadagni furono impiegati per aumentare la flotta acquisendo anche grandi navi. 
All’epoca napoleonica questa flotta camoglina era già consistente, le navi forzavano il blocco navale spingendosi fino al mar Nero e al Portogallo. 
L’invasione francese dell’Algeria a partire dal 1830 offrì per un decennio alla flotta di Camogli un primo grande mercato di noli per rifornire le truppe francesi partendo da Marsiglia. 

La guerra di Crimea  

Una nuova e maggiore occasione fu la guerra di Crimea (1855-58), durante la quale le navi di Camogli trasportarono soldati e approvvigionarono le truppe partendo non solo da Genova ma anche dall’Inghilterra.  
Più di 500 bastimenti di Camogli vi parteciparono, armati e spesso viaggiando in convoglio per evitare i pirati greci e le navi russe nel mar Nero. 
I lauti guadagni furono investiti per aumentare ancora la flotta in numero e tonnellaggio. Si arrivò nel 1866 a un terzo di tutta la marina mercantile italiana con 700 navi. 
Camogli aveva allora 10 mila abitanti. 
Le navi erano fabbricate sulle spiagge dei diversi paesi della Riviera, da Varazze a Lavagna. 
Una particolarità esclusiva di Camogli è quella che i capitani portavano con sé a bordo le mogli e anche i figlioletti. 

Visita guidata della casa di Cristoforo Colombo

La prima Assicurazione Mutua Marittima 

Nel 1853 fu costituita la prima Assicurazione Mutua Marittima del mondo. In caso di naufragio gli altri soci si ripartivano il costo della nave perduta e rimborsavano il proprietario, pare entro 24 ore. In genere i capitani erano anche armatori della loro imbarcazione, ma anche la gente comune e i contadini potevano partecipare alla proprietà acquisendo dei carati, cioè delle parti. 

I ragazzi, imparato a leggere e scrivere, venivano imbarcati a nove anni per viaggi sempre più lunghi. A sedici erano sbarcati per studiare navigazione a Genova e a diciannove riprendevano servizio cominciando come marinai per salire in grado con l’esperienza. 
I profitti erano investiti in navi sempre più grandi, ma si finanziava anche l’abbellimento delle chiese.  
Negli scagni intorno al porto c’era una grande attività per la gestione della flotta. 
Da quando fu aperta la carrozzabile per Genova, dove facevano scalo le navi (nel porto di Camogli si facevano solo lavori di carenatura), ogni mattina dei messaggeri partivano con la corriera a cavalli.  
Le navi camogline andavano in tutte le parti del mondo secondo l’offerta di noli e in alcuni casi furono le prime a entrare in nuovi porti difficili.  

La fine dell’800 fino ai giorni nostri 

Nel 1870 fu costruito da sessanta caratisti il teatro, degno di una grande città. 
Negli ultimi anni dell’800 una parte dei velieri di Camogli avevano lo scafo in ferro; tuttavia, ci fu un grave ritardo nell’armare navi a vapore e nel 1910 la maggior parte del naviglio era ancora a vela. 
Fu così che, già dall’inizio della Prima guerra mondiale, la flotta fu falcidiata dai siluri tedeschi, le navi a vela avendo più difficoltà di manovra di quelle a motore. Fu la fine della grande prosperità di Camogli. 
Il comune ha adesso solo cinquemila abitanti, in parte foresti in pensione, e si è riconvertito in centro turistico. 

Bibliografia: 
G.B. Ferrari, La città dei mille bianchi velieri, Camogli, Nuova editrice genovese, 1991 
V. Garroni Carbonara, Portofino e la costa da Nervi a Zoagli, Sagep editrice, 1979  

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