Oggi vi vogliamo consigliare un romanzo, Fuga a cinque voci, e il suo autore italiano che è Valerio Dalla Ragione.
Non è il primo romanzo che leggiamo di questo scrittore e conosciamo molto bene il suo eccelso modo di scrivere e l’originalità delle sue storie.
Scopriamo perciò insieme in questo articolo di cosa parla l’ultimo romanzo di Valerio Dalla Ragione e perchè ve lo consigliamo come vostra prossima lettura!

Fuga a cinque voci, di cosa parla?

Un romanzo onirico, un viaggio dentro un viaggio che continua ad essere dentro ad un viaggio!
Questo è quello che succede al signor E., ma lui viaggia mentre sogna, e quando crede di svegliarsi, continua a sognare, ma non lo sa.
Mille le immagini scatenate dalle sue visioni notturne.
Treni diretti al limite del mondo conosciuto, tigri dai denti a sciabola, cosa ci fa il Taj Mahal in Egitto?
L’autore stesso lo definisce “una discesa labirintica nei mondi interiori di un individuo”.
Una storia da leggere tutta d’un fiato!
E se non riuscite a comprendere subito, allora vuol dire che lo scrittore ha fatto bene il suo lavoro.
Infatti lui scrive per sè stesso, non per spiegare le situazioni, ma per immergersi totalmente e risucchiarvi con lui in questo viaggio continuo.
Fuga a cinque voci è un romanzo che colpisce ed incuriosisce già dal primo capitolo, ve lo assicuriamo.
All’inizio può sembrare che ogni sogno sia slegato uno dall’altro ma non è per niente così.
Ad ogni pagina letta e ad ogni viaggio con la mente, il signor E. si ritroverà ad incontrare i soliti personaggi.
Gli stessi che rimarranno una costante in ogni sogno.

fuga a cinque voci

Tre domande all’autore per conoscerlo meglio

Valerio Dalla Ragione è originario di Anghiari, in provincia di Arezzo.
Si è laureato alla Copenhagen Business School e le sue passioni includono il pianoforte e lo studio delle lingue. 
Ma scopriamo il resto direttamente da lui!

Ciao Valerio, raccontaci chi sei e come nasce la tua voglia di scrivere.

  • Mi chiamo Valerio, sono nato nel 1995, scrivo romanzi e suono il pianoforte.
    Cominciai a buttare giù trame e abbozzi di costruzione di mondi nel 2010, al ginnasio, quando ero appassionato di vecchi film di fantascienza (non che non lo sia tuttóra).
    Fu proprio dalla fantascienza al cinema che passai a quella letteraria – fino ad allora io e la lettura non andavamo troppo d’accordo, e da lì mi ha portato alla scrittura, fino ad abbandonare il genere in toto per quanto riguarda le espressioni della mia creatività.
    Il mio primo romanzo, in ogni caso, lo scrissi interamente a mano fra il 2011 e il 2013, e fu pubblicato nel 2015 – anno in cui finii il secondo (stavolta concluso al computer), che vide la pubblicazione nel 2017.
    Due capitoli di una – assolutamente inutile – trilogia di fantascienza epica multigenere, con decine di storie e centinaia di personaggi che si intrecciavano nel corso di migliaia di anni di Storia.
    Non conclusi mai il terzo mattone romanzo, e anzi ho rimosso i primi due dal mercato.
    A quel momento di rifiuto per tutto ciò che erano stati i miei canoni – certo incoraggiato da una vasta platea di recensioni che gridavano al disastro – si univano altri cambiamenti repentini e irreversibili nella mia vita di tutti i giorni, e ciò si rivelò essere la migliore cosa che potesse capitarmi, in quanto mi spinse a reinventare ogni singolo tassello del mio stile, i miei obiettivi e i contenuti della mia scrittura, trovando nuovi modelli, schemi e mezzi di espressione che ora sento più miei e su cui ho poi costruito la direzione che sto tuttóra seguendo (con ulteriori e continui cambi, evoluzioni e aggiornamenti, senza dubbio).

Da dove nasce l’idea di Fuga a cinque voci?

  • “Fuga a Cinque Voci” ha un parto completamente onirico e uno sviluppo più ponderato.
    Stavo lavorando ad un altro romanzo, ad inizio pandemia. Ho sempre scritto la sera per via dell’atmosfera più raccolta, ma ero sempre curioso di provare ciò che molti miei amici mi consigliavano – svegliarsi e piazzarsi di fronte a un foglio bianco.
    A questo si aggiungeva il fatto che ho sempre – sempre – avuto incubi, e quando non ne ho è solo perché non me ne ricordo.
    Anni fa ero giunto a tenere un “Diario degli incubi”, in cui personaggi, trame e luoghi ricorrenti potevano essere descritti, esplorati, analizzati con tanto di un’accurata bibliografia sul come e quando avevo sognato ulteriori dettagli (anche a distanza di anni) che andavano a sommarsi e a contribuire alle architetture di certe visioni ricorrenti.
    Poi neanche quello bastò più.
    Un ultimo incubo mi fece perdere la pazienza, e non appena sveglio riversai in una pagina gran parte del contenuto che mi ero trovato davanti, e da lì l’idea: ispirarmi alle ambientazioni dei miei incubi per narrare l’epopea confusa, febbrile e stravagante di un sognatore che cerchi di trovare la via d’uscita dai suoi incubi, nonostante sé stesso – un viaggio dove le ambientazioni cambiano continuamente, al collassare e all’insorgere di vecchi e nuovi sogni nella mente del protagonista.
    L’ho scritto per la maggiore ad Aprile 2020, per poi lasciarlo a decantare fino all’autunno e allora scriverne il finale (Novembre, mi pare).

Hai già in mente il tuo prossimo lavoro? Ci puoi svelare qualcosa?

  • Sì, in realtà ne avrei tre, tutti tre dei rompicapo.
    Uno – quello che ho scelto di portare fino in fondo per primo – è quello a cui già lavoravo prima di scrivere Fuga a Cinque Voci.
    Ne ho un centinaio di pagine o poco più, e devo ammettere che i tempi lunghissimi (quasi due anni e non sono neanche a metà) derivano da una totale mancanza di organizzazione di base derivante dall’idea/struttura del romanzo: una grande danza concentrica, scritta in modo informale e piuttosto inaffidabile.
    Questo è quanto posso dire – non perché non voglia, ma perché in tutta onestà non ne so molto di più di tutti voi. No, scherzo, ne so un po’ di più, e forse sì, non voglio dirne molto.
    Gli altri due sono ancora in quella fase larvale in cui cadono molti di quelli che scrivono: affidarsi ad una percezione di fondo, ad un tema generale da esplorare senza però avere qualcosa di davvero palpabile.
    Cercare di trasmettere un’atmosfera senza che ancora vi scorra una serie di eventi definita, ma solo avendone vari sprazzi d’ispirazione qua e là, vagabondando nella nebbia e godendosi il mood di quel terreno inesplorato.
    La cosa si risolve quasi sempre spontaneamente, in ogni caso.

Fuga a cinque voci è il suo quinto romanzo, il primo in distribuzione libraria ed è edito dalla casa editrice Press & Archeos per le categorie narrativa e postalchimia.

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