Un nuovo appuntamento con uno dei guest post di Susanna Trippa, un racconto intitolato India: il mistero invisibile.
Questo fa parte di alcuni racconti On The Road sul “viaggiare nei primi anni Settanta”, estrapolati dal suo romanzo Come cambia lo sguardo.
La ringraziamo di cuore per questi racconti di viaggio , che sono sempre affascinanti, potete anche leggere Viaggio nel tempo: A Bologna nei primi anni Settanta.

India: il mistero invisibile

Il viaggio in India nell’estate del 1979, in piena stagione monsonica, chiuse il ciclo dell’Oriente.
Con ai piedi scarpeda ginnastica in vera plastica, comprate alla Standa per duemila lire, arrivammo a Delhi di notte.
Uscendo sulla scaletta dell’aereo, sperai che l’aria umida e irrespirabile fosse dovuta ai motori.
Non era così.
Già in taxi, con altri due italiani appena conosciuti, udivo la vocetta di lei che esclamava: <Oh… lemucchine!> e l’irritazione s’aggiungeva alla stanchezza, mentre scrutavo nel buio la vita di Market Street che non si fermava neanche di notte.
Mucche sì, magre e livide, nella via con i canali di scolo all’aperto, tra liquame e pozzanghere; e nell’aria mosche, che di giorno si sarebbero poi moltiplicate; e il suonare ininterrotto dei clacson, che era come un gioco; e le povere botteghe, con gli uomini là sdraiati di notte per qualche ora e di giorno alla macchina da cucire.

IBS 18app marzo 2023

E l’alberghetto dove alloggiammo, scelto su uno di quei libricini di allora, le nostre guide, alternative a Touring o Michelin che non prendevamo neppure in considerazione.

Sdraiata su lenzuola grigie in un cubo di stanza senza finestre, guardavo un ventilatore che muoveva le pale lento e le cacche delle mosche che decoravano il soffitto; e intanto tentavo di prender sonno mentre dal corridoio arrivavano suoni e voci. Ma non ci riuscii.
Il mattino dopo Delhi era bella sveglia, pronta a ricominciare un’altra giornata infuocata e nuvolosa nella sua massima umidità.
I sari dai colori brillanti, i braccialetti di vetro, ma anche sandali di plastica e tant’altro di plastica per i più poveri, le spezie, gli odori, le mosche… tantissime; l’entrata ai templi dove tentavano di appendermi al collo ghirlande di fiori insanguinate dal sacrificio di un capretto, mentre in alto le scimmie guizzavano di ramo in ramo; il silenzio verdissimo dei residenziali quartieri inglesi.

india

E dopo Delhi, Benares.

Il gracchiare dei corvi, il grigio plumbeo del cielo, le strade desolate di sporcizia e rifiuti dove frotte di bambini, e non bambini, sempre chiedevano e chiedevano con povere mani tese e dondolare del capo; e i riscioman che assediavano, a grappoli, appena si usciva in strada.
Nel grigio afoso della mattinata, scendere le scalinate che vanno al fiume, sempre immersi nella folla, tra banchetti innumerevoli di spezie in piramidi color rosso, ocra e arancio.
E d’improvviso, sulla riva del Gange, avvertire sotto i piedi qualcosa di caldo… e rendersi conto con raccapriccio che è cenere… i resti di un cadavere appena bruciato.

IBS Fantasyland marzo 2023

E la cenere vola impalpabile nell’aria densa e si disperde anche nell’acqua che molti, in pellegrinaggio, raccolgono in taniche di plastica bianca.
Potrà anche essere infetta, ma l’acqua del Gange è ugualmente sacra, miracolosa, guaritrice per ogni indiano; così lui la riporta con sé fin nel più sperduto villaggio.

In India avevo sempre la sensazione che la gente fosse tanta… troppa.

La folla era ovunque. Nelle stazioni poi! bivaccavano in gruppi allargati fuori e dentro; ci mangiavano e ci dormivano nel trascorrere delle ore e del caldo, tra mosche assonnate e a grappoli come loro.
E le code per fare il biglietto erano interminabili. Ore e ore.
Qualcuno, gentilissimo, si offrì di tenerci il posto nella fila mentre andavamo a mangiare.
Là in quella stessa stazione, su di un lungo ponte che correva sopraelevato ai binari, incontrai lo sguardo di un vecchio semisdraiato al suolo tra le gambe dei passanti.
Era ancora appoggiato ad un gomito, ma si capiva che anche quel sostegno tra non molto avrebbe ceduto; vinto da grande debolezza, presto sarebbe stato a terra del tutto, in balìa di una folla inconsapevole che si muoveva veloce in ogni direzione.
“Come fanno le formiche”pensai.
Il suo sguardo mi parve esprimere una muta rassegnazione per un ciclo – quello della sua vita – che stava per compiersi.
L’indifferenza attorno a lui confermava la pochezza di ogni esistenza di fronte ad un’entità più grande.
Ecco, in India, mi colpì quella mancanza totale d’individualità: era come se l’insieme delle persone… la folla… avesse vita propria, come un grande organismo indipendente dai singoli… specchio sfocato d’un mistero a noi invisibile.   

                                                                                               (continua)

Se volete conoscere meglio Susanna Trippa, potete leggere le recensioni e le interviste all’autrice dei romanzi Il viaggio di una stella e I racconti di CasaLuet.

Volete vedere pubblicato il vostro articolo? Potete scrivere per noi!
Potete raccontare di un viaggio, farci conoscere la vostra città oppure una racconto.
Scriveteci a saretta@iriseperiplotravel.com per tutte le info

Seguite le nostre pagine Facebook e Instagram!