Il guest post di questo mese dell’autore Marco Conti, racconta di Consonno, una città fantasma che ha una storia senza eguali.
Prima ci ha portato con sè in Norvegia: il giro del Paese Scandinavo in auto e in Scozia, viaggio nel paese delle Highlands.
Dopo ci ha accompagnato a Treviglio, città da scoprire e nella bella Bergamo, ed in una interessante visita a Como.

Consonno, la sua storia

Oggi parlo di Consonno, comune di Olginate, un piccolo borgo medievale della Brianza che ha vissuto più vite.
E che ora nonostante sia abbandonato da anni, ha ancora un fascino in grado di attirare turisti e curiosi.

Nel 1962, venne raso al suolo per il volere di un imprenditore visionario e stravagante che si faceva chiamare Conte anche se in realtà non aveva origini nobiliari.
Sto parlando del “Conte” Mario Bagno, (detto anche Conte dell’Amen per la velocità con cui cambiava opinione o prendeva una decisione).
Che per 22 milioni e 500mila lire acquistò l’Immobiliare Consonno Brianza, divenne padrone dell’intero borgo.
I cittadini inermi, si lasciarono convincere dalla bontà degli intenti di questo astuto imprenditore che promise più lavoro a tutti.
Nuove case e nuove prospettive di crescita, alternative alla coltura e vendita di sedano e porri che venivano raccolti dai consonnesi, per essere poi puliti, raggruppati a mazzi e trasportati a Olginate lungo una mulattiera.

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Le sue parole

In una trasmissione televisiva svizzera, annunciò che avrebbe costruito addirittura un circuito automobilistico, queste le sue parole:
“Farò il circuito in quella zona là: è uno dei più belli per la zona panoramica quasi d’Europa.
Vorrei dirlo forte perché forse un circuito così se avrò i mezzi non ci sarà uguale, è piccolino ma molto elegante.
Lì sotto farò il campo di calcio, il campo della pallacanestro e del tombarello, che è uno sport che si svolgerà su una riva.
Qui vengono i campi da tennis, delle bocce, e da minigolf.
Di là dovrà venire la pista del pattinaggio, luna park e uno zoo di bestie da parco e giardino.
Un grande zoo, con un grande ristorante popolare con orchestrine curiose, per attirare tutto il pubblico”.

La sua prima mossa fu la costruzione della strada di collegamento con Olginate, realizzata con il permesso del Comune. Successivamente fece abbattere tutte le case che per gli abitanti rappresentavano la storia della loro vita. Conquistati dalle sue parole, quelli che non scapparono, restarono a vedere le mura fra le quali erano cresciuti, cadere sotto il lavoro delle ruspe che non guardarono in faccia a nessuno.

consonno

Consonno, il paese più piccolo e più bello del mondo

L’ambizioso imprenditore partì subito a realizzare quella che in quei tempi venne definita il “Paese dei balocchi”, la “Disneyland lombarda”, la “Las Vegas brianzola”.
Ed i cartelli che si incrociavano entrando nel piccolo borgo recitavano “A Consonno il cielo è più azzurro” oppure “Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo”.

E così realmente fu nei primi anni 70, quando la gente veniva a divertirsi in questa cittadina senza pensare alla sofferenza di chi aveva visto la propria storia di una vita affondare in poco tempo e che era costretta a vivere all’ombra di questi centri di divertimento di massa, relegato, quasi nascosto per la vergogna.
Furono anni di grande prosperità: celebrità del calibro di Milva, Pippo Baudo, Jonny Dorelli, Mina, Celentano, Rita Pavone, i Dik Dik e molti altri, si esibirono a Consonno, pernottando poi molto spesso al Grand Hotel Plaza. Ma a Consonno si giocava anche d’azzardo.

Tutto questo era Consonno e tutto questo iniziò a crollare quando la natura si rivoltò contro l’insensatezza con cui il Conte Bagno aveva realizzato i lavori per la strada di collegamento verso Consonno.
Ci fu una frana e Consonno rimase isolata e da quel momento le cose iniziarono a cambiare. La strada in un primo tempo venne anche riscostruita, ma le cose non furono più le stesse: sembrava che qualcosa si fosse inceppato.
Arrivò anche una seconda frana che fece definitivamente affondare il sogno del Conte Bagno che morì il 22 ottobre 1995.
Il non luogo della Las Vegas nella Brianza lecchese si trasformò in un luogo senza storia, senza presente, senza futuro.

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Consonno oggi

Oggi raggiungere Consonno tramite la via che fece costruire il Conte è possibile solo a piedi o in bicicletta.
Una volta raggiunto l’arco che segnala l’inizio di questa città fantasma, il paesaggio che ci appare è quasi lunare.
Sono ancora visibili i cartelli che promettevano divertimento, arrugginiti e decadenti, ma ancora visibili.
La Chiesa di San Maurizio e la casa del cappellano, sono fra i pochissimi edifici ad essere sopravvissuto ai soprusi del Conte Bagno.
Proseguendo ci si trova davanti ad una costruzione arabeggiante che ospitava la galleria commerciale e una grande fontana con uno stagno.
C’è anche un minareto, frutto di una voglia del Conte Bagno, ma in realtà fu anche un escamotage architettonico per poter nascondere due elementi tecnici necessari per il funzionamento di tutta la città dei balocchi: la centralina di media-bassa tensione elettrica ed il serbatoio dell’acquedotto.

Passeggiando per queste vie spettrali e abbandonate

Non si può non notare una balconata scandita da pennoni a lancia da cui si può apprezzare un bel panorama sul Monte Resegone che compare alle spalle del poggio che i vecchi consonnesi chiamano scherzosamente “Monte Mario” perché proprio lui, il conte Mario Bagno fece spianare proprio per godere appieno della vista sulle Prealpi lecchesi.
Poi ci si imbatte anche nel Grand hotel Plaza e nella balera, oggi diroccata, che ospitava centinaia di persone durante le numerose e famose serate danzanti.
Ritornando verso Olginate attraverso la stessa strada percorsa per salire, a sinistra si raggiunge il piccolissimo cimitero di Consonno, altra testimonianza del passato di questo straordinario borgo che meriterebbe un futuro.

All’associazione “Amici di Consonno”, però, sono fiduciosi: “È importante non cambiare tutto quello che c’era prima. E siamo certi che chiunque arrivi prenderà in considerazione la nostra voce”.

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